21 febbraio 2014

L'Angolo del Fumetto [the Walking Dead]


Articolo a cura di Gianfranco F.
Gli zombie vanno di moda non c'è dubbio. Resi famosi alla fine degli anni '60 dal cinema di Romero, nonostante l'andatura claudicante e il cervello in pappa sono riusciti a conquistare milioni di persone infiltrandosi nei romanzi, nei videogiochi e poi, finalmente, nei fumetti.
Spero che nel sentire pronunciare The walking dead non vi venga subito in mente la serie televisiva, nel qual caso salite sul tetto di casa e buttatevi nel vuoto. Non meritate di vivere tra i comuni mortali. In caso contrario potete continuare a leggere il post!

I plot di storie in cui epidemie zombie devastano paesi, città, stati, o tutto il globo, sono generalmente strutturati in questo modo:
- vita normale: un rapido sguardo su cosa combinano i protagonisti nella vita di tutti i giorni.
- il contagio: il primo sfigato che muore è comunque un elemento chiave di questo genere di storie, perché probabilmente vi ricorderete di lui e basta. Tutti i morti a seguire faranno parte del mucchio.
- l'epidemia: il morbo si espande a macchia d'olio e i protagonisti iniziano a farsela sotto, tranne i più tosti che hanno sempre la situazione sotto controllo.
- la cura: sempre i più tosti di cui parlavo qui sopra si prodigano per trovare una soluzione e solitamente ce la fanno pure!
- epilogo: qualcuno è morto, qualcuno ce l'ha fatta, ma, evviva, il mondo è salvo!

Bene, detto questo sappiate che in the Walking Dead tale sequenza narrativa non viene minimamente rispettata (ma mi sono divertito a fare la scaletta!)

Incipt.
il Rick di Tony Moore
Il protagonista di questa serie è Rick Grimes, agente di polizia di periferia, un uomo retto e disciplinato che in seguito a una sparatoria viene ferito ed entra in coma. Quando si risveglia si ritrova in ospedale, ma il silenzio che lo avvolge è più forte del battito del suo cuore. E' solo. Completamente solo. Non c'è traccia di medici, infermieri, inservienti, e nemmeno di sua moglie Lori e del figlioletto Carl. Decide così di avventurarsi nel mondo esterno (tralasciamo che era in come 5 minuti prima) e la scoperta che farà sarà delle più terribili e inaspettate: il paese è invaso dagli zombi e spappolare il cervello a questi essere immondi è l'unico modo per metterli definitivamente k.o. Venuto a sapere che prima dell'apocalisse l'esercito aveva radunato le persone non infette nelle grandi città, decide di dirigersi verso Atlanta e ben presto ritroverà la sua famiglia e altri sopravvissuti di cui diventerà il capo.


Questa a grandi linee la trama, ma volete sapere qual è il segreto di the Walking Dead?  Semplice: non è un fumetto sugli zombi. Questi esseri sono stupidi, lenti e pericolosi solo se in gran numero, infatti ben presto Rick e compagni impareranno a conviverci. E allora dov'è il problema? Il problema è che il reale pericolo lo costituisce l'uomo stesso. La sua mente. I suoi fantasmi.
Vivere costantemente in pericolo, percepire la morte come un fatto del tutto normale e privarsi di tutte le comodità che la vita di prima offriva, metterà in moto dei meccanismi capaci di portare alla follia e alla violenza più estrema.
Allo stesso tempo l'uomo ha bisogno di sentirsi costantemente vivo, di legarsi a qualcuno, e nel corso della narrazione nasceranno diverse storie d'amore e d'amicizia, alcune solide, altre inconsistenti, ma che daranno comunque adito a gelosie, passioni, tradimenti, momenti di forza e di grande disperazione.

Robert Kirkman
Robert Kirkman (autore anche di Invincible, Brit, Thief of Thieves...), per realizzare questo capolavoro si è posto una semplice domanda: “Come si comporterebbe un gruppo di persone nel bel mezzo di una apocalisse zombi?” Chi se ne frega dei succhiacervelli, è il genere umano il vero protagonista, lui e tutte le sue infinite contraddizioni.
Da qui nascono le basi per il fumetto, basi che permetteranno la nascita di personaggi molto diversi tra loro, ognuno con una propria personalità ben definita, tutti caratterizzati splendidamente, accomunati solo dalla mancata speranza che in futuro tutto possa tornare normale. Ognuno di loro è fermamente consapevole che niente sarà mai come prima.

Altro punto a fi forza è che The Walking Dead è strutturato come una serie tv, e alla fine di ogni albo vi ritroverete sempre con un colpo di scena. Tenete poi conto che gli albi che escono in edicola ne contengono quattro originali e vi ritroverete a dover fare i conti con ben quattro colpi apoplettici!

Ma veniamo alla serie tv, il mio attuale dilemma, perché nonostante sia sempre sceneggiata da Kirkman, mi tocca ammettere che a lungo andare ha smesso di appassionarmi. Le differenze con il fumetto sono decisamente troppe e sono così macroscopiche da modificare completamente il significato della storia che di buonista ha decisamente poco. In The Walking Dead si è a stretto contatto con la vita e la morte costantemente. Lo stesso Rick, il protagonista, avrà i suoi momenti oscuri, e non sempre si comporterà da eroe, anzi. Ma è umano. E come tutti gli essere umani sbaglia, ma farlo in un mondo che da un momento all'altro può strapparti dalle braccia l'ultimo affetto che ti è rimasto, è devastante. Il solo pensiero può farti impazzire. Eppure il bello è proprio che spesso, la linea che demarca buoni e cattivi non è così netta... 

il Rick di Charlie Adlard
Merito del successo del fumetto va ovviamente anche ai disegnatori e i due che si sono susseguiti - Tony Moore e Charlie Adlard - non potevano essere più diversi.
Moore ci ha tenuto compagnia solo per i primi sei numeri, e forse sono uno dei pochi a essermi innamorato subito del suo tratto semplice, pulito e ricco di particolari. Un tratto decisamente da vignettista, molto da cartone animato è vero, e forse poco adatto alla storia che deve raccontare, ma per me la violenza della storia e la quasi pacatezza e finzione del disegno creavano un contrasto irresistibile. Tipo quello ricreato al cinema quando a fare da sottofondo a delle scene violente e adrenaliniche c'è la musica classica.
Non che abbia qualcosa da dire su Adlard la cui penna fortemente realista risulta drammatica e incisiva come non mai. Anche nelle situazioni più "normali" è sempre ben presente e facilmente percepibile la tensione sui volti dei personaggi e nei loro gesti.

Se non si era capito per questa serie nutro una smodata passione e spero di avervi un minimo contagiato anche se probabilmente non ho reso per niente giustizia a quello che è uno dei capolavori del secolo nell'ambito fumettistico. Però se conoscete il telefilm suvvia, fatemi un piacere. Intanto se siete qui vuol dire che non vi siete buttati dal tetto e non mi avete dato retta... ma va be', pazienza, vi perdono, però almeno questo consiglio seguitelo: spegnete la tv e leggete il fumetto, altrimenti...

 

...sarà peggio per voi!

1 commenti:

Giada ha detto...

Troppo simpatica questa recensione *__*. Il fumetto non ce l'ho, ma mi hai molto incuriosita (cmq lo conoscevo prima della serie tv, quindi niente tetto per me :p). Mi sono già procurata fables su consiglio di mamma Silvietta, non posso quindi farmi sfuggire questo! Complimenti ancora per il plot... ottima analisi, divertente ma soprattutto giustissima!

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